Domande semplici: perché, per l’eventuale costruzione del nuovo ospedale unico “provinciale”, la scelta cadde ( e tuttora è la scelta che sembra godere più consensi e spinte da certi ambienti politici ed amministrativi ) proprio su un’area privata?
E perché cadde proprio su un’area privata tra l’altro dallo straordinario valore paesistico e per di più vincolata ( si possono contare almeno sei vincoli: delle specie arboree, della costa, dei corsi dell’acqua, dell’avifauna, dei versanti collinari, della tutela archeologica )?
E ancora: perché cadde proprio su un’area privata, vincolata e poco accessibile e con reti tecnologiche e infrastrutturali non adeguate?
Ricapitoliamo alcuni passaggi:
– Nei primi mesi del 2011 i Sindaci propongono 6 siti cui successivamente se ne aggiungerà un settimo ( Fosso Sejore Sud );
– A maggio la Provincia analizza e valuta i siti; vedremo poi con quali modalità e criteri;
– Nell’autunno sempre del 2011 viene presentata anche la relazione che al riguardo ha elaborato un gruppo di lavoro regionale
– Il 16 dicembre si concretizza da parte dell’Assemblea Provinciale dei Sindaci la scelta di Fosso Sejore; a votarla sono l’allora Sindaco di Pesaro Ceriscioli, l’Assessore Del Vecchio di Fano, Corbucci di Urbino, Cicoli di Saltara, Tagliolini di Peglio, Ceccaroli di Montecalvo, Panico di Cantiano, Formica di Montelabbate, Valeri di Cartoceto, il Vice-Sindaco Fattori di Isola del Piano, l’Assessore Cucchiaini di Tavullia, l’allora Presidente della Provincia Matteo Ricci. Vota contro il solo Sindaco di Mombaroccio Muratori.
– La Giunta Regionale, con la Delibera 62 del 23 gennaio 2012 recepisce l’indicazione dei Sindaci facendola propria e condividendone nella sostanza i motivi.
Ricordiamo anche i 7 siti tra i quali è avvenuta la scelta: Mombaroccio (area sulla quale per altro si erano espressi favorevolmente 22 Sindaci); Case Bruciate (Pesaro), Fosso Sejore Nord (Pesaro), Muraglia (Pesaro), Villa Fastigi (Pesaro), Chiaruccia (Fano), Fosso Sejore Sud (Fano).
Rispetto alla valutazione della Provincia, e alle domande formulate all’inizio, si possono aggiungere altre considerazioni: l’analisi fatta in quella sede non era rivolta all’individuazione dell’area migliore in ambito provinciale, ma solo tra quei pochi siti, per di più con criteri difficilmente oggettivamente misurabili: a tal riguardo ricordiamo a titolo esemplificativo che l’elemento risultato poi determinante della fermata ferroviaria a Fosso Sejore ( elemento che pur apparendo quasi incredibile, e anche un po’ surreale, risulterà però alla fine appunto determinante con il proprio punteggio; vale la pena ricordare che Fosso Sejore vinse con 66,43 punti davanti a Muraglia con 65,64 e Chiaruccia con 64,55 ) era clamorosamente contraddetto da quanto la stessa Provincia affermava, con il proprio Piano Strategico 2020, escludendo interventi strutturali e proponendo addirittura di ARRETRARE LA FERROVIA!
Inoltre il Gruppo di Lavoro Regionale riteneva che la valutazione della scelta dell’area dovesse essere accompagnata da una dettagliata analisi costi-benefici nonché da una prima quantificazione della spesa e dei tempi. Nonostante tutto questo, e nonostante l’assenza di approfondimenti, il 16 dicembre 2011 uno sparuto gruppetto di 12 Sindaci è determinante nella scelta di Fosso Sejore.
Tra l’altro la scelta viene motivata con tre punti riassuntivi, che dovrebbero esserne i punti di forza , che appaiono davvero incomprensibili sul piano dell’oggettività. Il primo punto di forza sarebbe costituito dall’accessibilità e dai collegamenti ( bisogna invece sottolineare che i rilevamenti avvennero a “rete scarica”, cioè molto furbescamente non nelle ore di punta e non considerando, ad esempio, la congestione stagionale estiva; abbiamo già ricordato, inoltre, l’incredibile storia della fermata ferroviaria a Fosso Sejore). Il secondo punto di forza veniva individuato nella posizione baricentrica. Baricentrica rispetto a chi? Può una località sulla costa essere baricentrica? Vengono in mente le parole di Alberto Milazzo: ” …baricentrica tra Cantiano e la Croazia…”. Infine il contesto ambientale e paesaggistico viene individuato come un punto di forza nonostante i vincoli ricordati.
Degno di nota, nel ricordare i passaggi e le opacità che condussero a questa scelta, la ricostruzione che fa l’Ing. Fabio Tombari, presidente della Fondazione Carifano, in un articolo-intervista apparsa sul Corriere Adriatico il 23 dicembre 2015 a firma Lorenzo Furlani.
Alcuni passaggi:
“Lo dico a titolo personale, come professionista che si occupa di urbanistica da più di 40 anni e conosce bene il territorio : andare a costruire a due passi dal mare di modo che la strada di accesso sia la nazionale è un errore madornale. Lo stesso vale per il sito di Muraglia, che presenta anche problemi geologici. Molto interessanti invece le località di Fenile o Carignano, purché si realizzi un collegamento viario con Pesaro insieme al casello autostradale di Fano Nord”.
Tombari rievoca le trattative con Berloni introdotte dagli interlocutori politici: “Chiesero alle fondazioni bancarie di Pesaro e Fano la disponibilità a comprare e donare i terreni dicendo: quando c’è l’area l’ospedale lo costruiamo lì. Ceriscioli, allora sindaco di Pesaro, convocò me e il presidente della fondazione pesarese Sabbatini per segnalarci che l’industriale Berloni era disponibile a vendere i terreni. La soluzione non era stata studiata da noi, l’area non era ottimale perché in collina, mi sembrava anche una forzatura. Berloni per venti ettari agricoli propose un prezzo molto elevato, che ritenemmo irricevibile. L’argomento allora si è definitivamente chiuso”.
“Ceriscioli affermò che la scelta dei terreni da acquistare spettava alle fondazioni bancarie (il sindaco di Fano non aveva neppure indicato quell’area, la cui proposta fu poi sollecitata dalla Regione). In quei giorni l’ex assessore regionale Mezzolani – che qualche mese dopo avrebbe detto che l’intervento delle fondazioni era stato prematuro – dichiarò che il terreno più appetibile sembrava ricadere nel comune di Fano. Non era vero perché l’area pianeggiante, prescritta dalla stessa Regione, è nel territorio pesarese, tanto che quello fu il lato in seguito scelto.
“A dicembre, la conferenza dei sindaci diede parere favorevole a Fosso Sejore; il comunicato istituzionale però precisava che “sia il lato Pesaro che il lato Fano saranno fondamentali per la logistica e lo sviluppo delle strutture”. E in modo significativo nella delibera regionale 62/2012 è scritto che il nuovo ospedale “potrà contribuire a riqualificare aree attualmente al di fuori del “reticolo urbano” e quindi a “fare città”, offrendo ospitalità, facilità di accesso e funzionalità”
Tornano le domande iniziali che dopo anni attendono ancora risposta:
perché e in nome di cosa le analisi e le valutazioni all’epoca vennero impostate solo su linee generali riversando l’interesse solo su un’area privata, per di più fortemente vincolata, non baricentrica, fragilissima e poco accessibile?